

In occasione della giornata mondiale delle donne nelle discipline STEM (science, technology, engineering and mathematics) abbiamo voluto fare una riflessione con Elisa Andreatta, 37 anni, una tra le dirigenti italiane più giovani ad avere una posizione di rilievo nel settore STEM. Si occupa di digital marketing presso una multinazionale di consulenza americana, dopo aver ricoperto un ruolo di rilievo nell’headquarter europeo di Paypal a Dublino. Oggi è docente presso l’Università Cattolica nel master in digital innovation.

Oggi è la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nelle STEM. Cosa significa per te?
Per me è una giornata importante perché faccio parte di questa community. Ho scelto di lavorare nel digital marketing e nella tecnologia da subito appena mi sono laureata perché è la mia passione sin dai tempi dell’università. Non ho mai pensato al fatto che essere una donna potesse essere un problema, anche se in effetti nel mondo digitale e tecnologico sono prevalentemente gli uomini ad avere il palco, ho scoperto successivamente che invece facevo parte di una cerchia ristretta.
Dalla tua esperienza, oggi quante sono le donne nelle STEM? Come sono cresciute negli anni? Qual è l’approccio delle nuove generazioni verso queste discipline?
Purtroppo i dati non sono dei migliori. Negli Stati Uniti, meno di 1/3 della forza lavoro nelle STEM è donna. I numeri segnalano la lentezza di un percorso sicuramente in crescita negli scorsi anni, ma che vede ancora lontana la soglia del 30%. Sarebbe questo secondo la Harvard University Institute of Politics il livello di “massa critica” necessario perché la minoranza, cioè le donne, abbia la possibilità di influenzare un cambiamento reale.
In Italia solo il 18,9% delle laureate ha scelto discipline STEM e, nonostante le ragazze si laureino in corso e in media con voti più alti dei compagni maschi, una volta entrate nel mondo del lavoro non ottengono gli stessi risultati, in termini di occupazione e di retribuzione. Solo il 38% infatti ricopre una posizione manageriale, la maggior parte riveste un ruolo impiegatizio, ovvero il 57.8% e non gestisce né un team né un budget (59.6%).
C’è, secondo te, un pregiudizio sociale per cui le donne sembrano non essere interessate a queste discipline?
Sicuramente ci sono dei bias, influenzati dalla nostra storia e da una cultura che ha etichettato nella mente delle persone alcuni lavori come maschili ed altri come femminili. Ma la storia ci insegna anche che le cose cambiano e che i pregiudizi sono fatti per essere smentiti, da entrambe le parti.
Parlando di soft skills più tipiche della mente femminile: in che termini le donne possono dare contributi specifici in questo settore?
Non credo sia inclusivo dire che le donne hanno più softskills rispetto agli uomini. Sia in termini di hard e soft skills le donne sono molto competenti, probabilmente in ambito soft sono più portate all’empatia e alla comprensione, per una conformazione scientifica e naturale del nostro cervello, e quindi nella gestione delle persone o delle dinamiche aziendali sono agevolate in questo. Gli uomini, da lato loro, hanno solitamente una sicurezza di se stessi molto più sviluppata rispetto alle donne, che sicuramente li aiuta nella loro carriera, e noi donne dovremmo imparare da questo.
Come ti sei distinta in termini di innovazione? Diamo alcuni consigli
I fattori chiave che mi hanno permesso di crescere anche in un ambito prevalentemente maschile come quello STEM credo siano principalmente i seguenti: Lungo il corso degli anni ho lavorato e lavoro tutt’oggi molto su me stessa, sulla mia crescita personale e professionale, anche con dei coach professionisti. Nella mia carriera ho incontrato delle difficoltà, anche legate al fatto di essere donna, ma non mi sono mai fatta abbattere. Sicuramente il fatto che ho lavorato tanti anni all’estero (a dublino, londra e australia) mi ha aiutata molto in tema di inclusione e di crescita professionale, perché nei paesi nord europei in queste tematiche sono molto più avanti rispetto all’Italia. Infine, do molto valore alle persone con cui lavoro e credo nel potere dell’empowerment a tutti i livelli, senza distinzione di grado o di età
Quali sono le donne italiane e/o i progetti italiani che ammiri e che secondo te si distinguono e perché?
Amo gli anticonformisti, le persone coraggiose, che sanno andare in profondità nelle cose, chi sa mostrarsi per quello che è davvero senza paura, e offre degli stimoli intellettuali. Rita Levi Montalcini per me, è tutto questo.