La fine del mese di marzo è vicina e, pertanto, la possibile reale conclusione dello stato di emergenza. Quale sarà l’imminente futuro dello smartworking?
Tornare indietro è impossibile, ma serve ripensare il concetto di lavoro a distanza per sostenere lo sviluppo del “near working” aziendale, aspetto su cui, in modo pionieristico, il Comune di Milano ha dedicato un’ampia riflessione durante il periodo più duro della pandemia.
È un nuovo modo di lavorare, a metà strada tra lavoro agile e in ufficio: nel near working i dipendenti svolgono le proprie attività in coworking situati in varie zone della città, così da ridurre la distanza tra l’abitazione privata e l’ufficio.
Lavorare da casa non è stato per tutti così semplice e non è sempre la soluzione migliore
Secondo quanto emerso dall’Osservatorio Smart Working (2020) – Politecnico di Milano realizzato su un campione di 241 grandi imprese, 636 PA, 572 lavoratori, le maggiori difficoltà per dipendenti e datori di lavoro, in pandemia, sono state connesse al tema del work-life balance.
Per i lavoratori, in particolare, dover lavorare con tecnologia non adeguata alle mansioni da svolgere (per il 29%) ha creato parecchio disagio, così come vi sono stati un progressivo e invalidante senso di isolamento (29%), e sensazione di essere “sempre connesso e operativo”(26%). In ultimo, la difficoltà nella gestione della vita lavorativa e familiare per il 27% degli intervistati.
La mancanza di spazi adeguati all’interno dell’ambiente domestico ha contribuito ad alimentare quel clima di confusione che non consente di separare adeguatamente il tempo del lavoro dai momenti di vita privata.
L’iper-connessione è diventata un fenomeno sociale importante che non interessa più solo i liberi professionisti.
Considerato che durante la pandemia, secondo un’indagine dell’Università Cattolica di Milano, il 37% degli spazi di coworking ha registrato un consistente aumento dell’afflusso dei dipendenti di aziende private, spinti dall’esigenza di trovare posti adeguati dove lavorare nei pressi delle proprie abitazioni e di separare lo spazio domestico e dal tempo del lavoro, l’idea della “città a 15 minuti” diventa la risposta adeguata al coworking di prossimità.
Smart working: un trend in crescita per tutti con nuove esigenze
Il fenomeno dello smartworking aziendale appare duraturo, non limitato all’attuale fase pandemica: il 40% degli spazi intervistati considera la diffusione dello smart working aziendale una grande opportunità per il domani, il 37% ritiene le aziende un target chiave per il futuro. A questo s’affianca l’incremento delle partite Iva.
Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, sono circa 549.500 le nuove partite Iva aperte nel corso del 2021, con un aumento del 18,2% rispetto al 2020. Tra queste, il 67,2% è stato aperto da persone fisiche.
Secondo Massimo Carraro, fondatore del Network di Coworking indipendenti “Rete Cowo®”, che conta attualmente oltre 100 spazi in tutta Italia e Canton Ticino: “Lavorare da casa o in ufficio deve essere una scelta per i dipendenti, integrabile con altre possibilità che prevedono di operare in spazi condivisi o di spostarsi in un’altra località grazie a strutture turistiche sempre più attrezzate in quest’ottica, al fine di definire un reale miglioramento della qualità della vita in smartworking. I coworking – continua Carraro – possono essere la rete nodale informativa per lo sviluppo di un network di conoscenza tra le varie offerte disponibili. L’incremento di questi servizi diventa anche un’opportunità nel miglioramento del lavoro dei liberi professionisti che, fino ad oggi, hanno avuto difficoltà nella gestione delle loro attività al di fuori di ambienti domestici strutturati e coworking”.
La rete Cowo e le piattaforme verticali
La rete Cowo da tempo alimenta questo tipo di comunicazione grazie a piattaforme verticali per gli associati quali https://cowopro.it/, dedicata allo sviluppo di opportunità lavorative tra coworker; alla ricerca di B&B con postazioni di lavoro https://www.bedandbreakfastandcoworking.it/ e http://www.coworkingfreelance.it/ per l’identificazione di spazi orientati a settori lavorativi specifici.
Oltre ai liberi professionisti, allenati da tempo a lavorare in autonomia e per obiettivi, sono tutti davvero capaci di lavorare da remoto in maniera produttiva? Per rispondere a questa e a tante domande sul nuovo mondo del lavoro, nasce una nuova figura professionale negli spazi di coworking.
Il nuovo ruolo del coworking: formazione e supporto
Un coworking crea senso di comunità, relazioni, consente il superamento dei limiti geografici e tecnologici per svolgere il proprio lavoro, offrendo postazioni adeguate e connessioni wifi stabili e ha la possibilità di offrire strategicamente servizi di training formativo ai dipendenti di aziende che qui lavorano.
Può proporsi quale facilitatore aziendale per un’efficiente ottimizzazione del lavoro gestito in autonomia a distanza, offrendo supporto ed educazione alla digitalizzazione per quei lavoratori che usano strumenti tecnologici con più difficoltà.
Da qui la necessità che il tradizionale coworking manager diventi una figura professionale ad alto livello di competenze e altamente connesso col mondo dei formatori.
Il coworking di periferia: portineria aumentata dell’intero quartiere
La rinascita delle periferie può partire da questi spazi di lavoro multidisciplinari e polivalenti che reinventandosi diventano luoghi di aggregazione, formazione e informazione sulle attività, i servizi e le opportunità presenti nel quartiere.
Il 20% dei coworking, già nel 2020, ha dichiarato di avere attivato o avere in progetto di attivare nuove partnership di quartiere, con attività commerciali, realtà culturali e associative o anche altri coworking. Il 35% ha affermato di avere avuto nuovi clienti o richieste provenienti dal proprio quartiere.
Il Coworking diventa così un social network reale e non virtuale in grado di connettere gli abitanti-lavoratori al quartiere, rilanciando le attività economiche locali, capace di connettere il quartiere virtualmente alla città, ma anche ad altri coworking a livello nazionale e internazionale.
Innumerevoli sono i vantaggi: crescita e sviluppo dell’economia locale, nascita di relazioni tra cittadini, miglioramento del work life balance dei dipendenti che evitano situazioni di pendolarismo, possibilità di nuove relazioni professionali tra aziende e liberi professionisti che animano il coworking con relativa contaminazione di idee e, infine, impatto positivo sulla riduzione del traffico e dell’inquinamento urbano.
Nuovi coworking richiedono nuove professioni: il Digital coworking manager
“Capacità di gestire una community, sensibilità ai rapporti umani, conoscenza delle dinamiche di gruppo, competenze di social media marketing, capacità di creare relazioni con le realtà commerciali e ricreative della zona e con le aziende dove lavorano i dipendenti che la abitano, ricerca di formatori per colmare gap della community aziendale presente: sono queste le caratteristiche del Digital Coworking Manager di quartiere.
Non più solo manager di uno spazio ma facilitatore di connessioni professionali e umane attraverso incontri dal vivo e relazioni digitali”, spiega Massimo Carraro, il fondatore della Rete Cowo.