

E’ terminato da poco, il grande evento digitale made in Venice organizzato dal #DigitalVenice, in una versione molto “europea” visto l’inizio del semestre europeo a guida italiana. Gli eventi hanno visto la partecipazione di numerosissimi attori della scena europea ed italiana, su tutti i fronti che il digitale coinvolge. Dalla politica partecipativa (stile movimento 5 stelle per intenderci) alle startup, l’evento di maggior interesse è sicuramente stato #restartEurope. Oltre 160 giovani provenienti da tutto il continente, si sono trovati per due giorni a confrontarsi su tavoli tematici diversi, con lo scopo di realizzare un documento da presentare agli amministratori europei, con spunti e idee che possono essere motore di democrazia, occupazione e sviluppo per tutti gli stati membri. Numerosi erano gli esponenti nostrani, che hanno condotto panel di discussione interessanti e sicuramente ponendo agli interlocutori, fenomeni d’interesse sociale che determinano la lenta e difficile crescita nel nostro paese nel mondo web. Riccardo Luna ex direttore di Wired Italia, parla di analfabetismo digitale che come un peso, rallenta la nostra corsa nel percorso di digitalizzazione del paese, riducendo le potenzialità di crescita in tutti i settori in cui, il digitale, diventa un acceleratore. Ma forse bisognerebbe fare un passo indietro. In Italia il problema è l’analfabetismo funzionale, che determina lacune importantissime sul fronte della conoscenza di base della nostra stessa lingua. Una ricerca di qualche anno fa, documentata su Wikipedia, parla di un 47% di nostri connazionali tra i 16 ed i 65 anni che fanno fatica a leggere, scrivere e interpretare con i giusti criteri, discorsi fatti in lingua madre.
Questo porta ad avere una visione distorte delle cose, che certamente non favorisce il progresso anzi, lo rallentano e talvolta lo fermano. Per cui inutile guardare oltre questo problema di base, puntando a risolvere un altro problema, senza avere le condizioni minime di cultura, oltre che le strutture. Sul canale YouTube di DigitalVeniceSocial, molti sono stati gli intervistati che hanno detto la loro tra i quali un personaggio molto conosciuto in Italia, Salvatore Mizzi, fondatore di Working Capital (l’acceleratore/incubatore di T.I.), che pare non preoccuparsi molto di questo fattore, puntando espressamente sul digitale e dicendo cose condivisibili, ma in condizioni che attualmente l’Italia non è in grado di dare. Un’interessante botta e risposta con un paio di cinguettii su Twitter, non hanno certo dato delle risposte al quesito, semmai ne ha confermato un disinteresse marcato. Le istituzioni e gli innovatori italiani, pensino prima ad aiutare le generazioni più deboli e arretrate a costruirsi un futuro, supportandole e dando a loro una cultura migliore (parlare e scrivere l’italiano correttamente) e poi successivamente, a spingere tutte le generazioni (puntando su quelle nativo digitali), ad accelerare il percorso di innovazione e digitalizzazione, o rischieremo di restare per ancora molto, molto tempo, indietro.
Per chiudere..usare un tablet, non vuol dire saper usare un personal computer.