Siamo tutti consumatori. Effettuiamo delle scelte, preferiamo un prodotto rispetto ad un altro ed è ampiamente dimostrato che al momento dell’acquisto agiamo secondo uno schema che riflette la nostra personalità, il nostro essere. Poca funzionalità e molta emotività. Navigando su Internet lasciamo tracce in quantità industriale. Quello che cerchiamo, il percorso che facciamo ogni giorno, i posti che visitiamo, le persone con cui stringiamo rapporti di amicizia. Tutte queste informazioni sono salvate in modo permanente nei server delle grandi e piccole aziende. Abbiamo prodotto negli ultimi 10 anni una quantità di informazioni superiore a quella generata in 2000 anni di storia. Una cosa impressionante.
Cosa ci fanno le aziende con tutti questi dati? A cosa servono?
Qualcuno pensa che tutto ciò sia necessario per schedarci, controllarci. Un “grande fratello” mondiale che guida le nostre vite. Tralasciando da parte le teorie cospiratorie concentriamoci su un fatto: i dati servono principalmente per analizzare i nostri comportamenti di acquisto. Come finalizziamo una vendita, perchè scegliamo un oggetto rispetto ad un altro, da cosa siamo guidati nel processo di acquisto.
Chi è che si prende cura dell’analisi dei dati? Si chiama “data scientist”, un professionista che trasforma la mole di informazioni in azioni di successo aziendali.
facciamo un esempio pratico. Vogliamo acquistare un nuovo televisore ed iniziamo ad informarci. Una volta c’era il passaparola, si chiedeva a chi aveva già comprato il prodotto, ci si faceva consigliare da un amico e si sbirciava in negozio. Ora la prima cosa che facciamo è quella di interrogare i motori di ricerca.
Il televisore restituisce delle belle immagini? Ha le prese HDMI? Ha la funzione smart per connettersi ad internet? A queste informazioni statistiche hanno accesso i motori di ricerca, ma anche le aziende di commercio elettronico attraverso cui passiamo. Se è un periodo che tutti cercano una “smart tv” è evidente che è un prodotto che tira. Magari tutti la vogliono di colore bianco. Pensate alla potenza di queste informazioni. Se siete i proprietari di un e-commerce che vende televisori potrebbero esservi utili? Sarebbero in grado di farvi crescere le opportunità di business e aumentare vendite e profitti?
Abbiamo fatto un esempio pratico di cosa possa voler dire un’analisi ben fatta su dei dati in nostro possesso, ma c’è ovviamente molto di più e le case history non si contano in questo settore. Nel 2012 ad esempio Walmart, grazie all’ analisi del comportamento di acquisto precedente all’ arrivo di un uragano, è riuscita a vendere una mole incredibile di merendine quando questo evento si è ripresentato.
I dati possono essere salvati anche dai nostri elettrodomestici. Qualsiasi prodotto, anche il più banale potrà essere collegato in rete. Si chiama Internet of Things, internet delle cose. A noi ci facilita la vita, alle aziende permette di conoscere cosa preferiamo. Un po’ sono cose che spaventano, ma potrebbero essere utili anche per generare dei comportamenti virtuosi da parte delle aziende producendo solo quello che il mercato richiede.