Rifò nasce a Prato, una città piena di arte e ricca di tradizione industriale e di know-how, dove produce capi e accessori di alta qualità, realizzati con fibre tessili rigenerate e rigenerabili.
Con l’aiuto di artigiani locali trasformano i vecchi indumenti (principalmente materiali certificati Global Recycled Standard) in un nuovo filato con il quale realizzano prodotti a km zero, in pratica la loro filiera produttiva si trova interamente nel distretto tessile di Prato, nel raggio di 30km.
Danno valore ai vestiti vecchi perché i nostri vecchi capi in cashmere, lana o jeans possono essere trasformati in una nuova risorsa attraverso i servizi di raccolta diretta Rifò.
“Cos’è che rende Rifò un brand di moda sostenibile? Il fatto che vediamo sempre nuovi limiti da superare e nuove sfide davanti a noi per produrre capi realizzati rispettando il lavoro e la tradizione, attraverso materiali sostenibili e cercando di restituire qualcosa alla società”.
Il modo in cui è stato prodotto, consumato e concepito l’abbigliamento sino ad oggi non è più sostenibile, per questo è necessaria una rivoluzione. Le risorse che abbiamo a disposizione sono limitate e dovremmo trovare il modo più efficiente possibile di gestirle e di reimpiegarle.
Siamo arrivati ad un punto di saturazione nel settore della moda.
I problemi principali sono due:
- Sovrapproduzione: produciamo molto di più rispetto a quello che effettivamente viene comprato.
- Sovraconsumo: consumiamo molto di più rispetto ai nostri reali bisogni.
Questo sistema non è più sostenibile perché ci porta a consumare delle risorse per produrre qualcosa che effettivamente non verrà utilizzato. Inoltre non è più etico perché non sappiamo come e da chi vengono realizzati i capi che acquistiamo. Solo circa il 30% dei rifiuti tessili prodotti annualmente viene opportunamente riciclato.
Per Rifò la soluzione sta nel riutilizzare degli abiti che altrimenti finirebbero in una discarica o in un inceneritore, trasformandoli in nuove risorse.
Rifò è un’inflessione toscana del verbo “rifare”. Abbiamo scelto questo nome “a KM 0” perché rappresentasse la toscanità e il modo di parlare degli artigiani che hanno inventato, più di cento anni fa, il metodo di rigenerazione dei vecchi indumenti per produrre un nuovo filato: i cosiddetti “Cenciaioli”. Inoltre, Rifò perché “rifacciamo” un mestiere della tradizione che negli ultimi anni stava scomparendo.
Per loro la moda sostenibile è quella emozionale. Consiste nel dare valore a quello che indossiamo: non dimenticarlo, non buttarlo via, cercare di ripararlo, riadattarlo ad un uso diverso. Quando la riparazione non è più possibile allora possiamo riciclare il nostro indumento per dargli una nuova vita e un nuovo scopo.
Secondo Rifò una produzione circolare, per poter essere considerata sostenibile deve essere anche ecologica, snella e rapida, comprendendo un piccolo stock in magazzino che rispetti le esigenze della propria clientela senza generare surplus o peggio rifiuti.
Quando lanciano un nuovo prodotto lo mettono in prevendita per riuscire a capire le richieste del mercato ed evitare di produrre più di quanto sia necessario. Produrre piccole quantità gli permette anche di seguire meglio la produzione del capo e la sua qualità. Moda etica per loro è anche dare possibilità agli artigiani di lavorare secondo le loro tempistiche, rispettando le loro necessità.
Inoltre così ascoltano le persone e comprendono quali sono effettivamente le loro esigenze ed i loro gusti, così da poterli prendere in considerazione nelle fasi di produzione.
Il sistema di prevendita permette di creare una linea di abbigliamento sostenibile rispettando il territorio e le persone che ci lavorano.
Sostenibilità e moda sono due termini all’apparenza opposti e per questo sono molto attenti nella fase di progettazione perché anche il design deve essere sostenibile. Rifò vuole creare abiti che siano versatili e di qualità, valorizzarne i dettagli per renderli unici e possano durare nel tempo perché sono contro l’obsolescenza programmata nel settore dell’abbigliamento.
Tutti i filati sono realizzati attraverso un processo di rigenerazione che parte dalla raccolta e selezione di vecchi indumenti, i quali vengono sfilacciati, trasformati di nuovo in materia prima, filati e poi tessuti in nuovi capi durevoli e di qualità.
Le materie prime e seconde sono principalmente vecchi maglioni in cashmere dai quali nascono morbidi maglioni in cashmere, oppure jeans almeno 95% cotone con i quali danno vita a nuovi maglioncini e tessuti denim ma anche il cotone rigenerato da scarti industriali che permette di creare fresche t-shirt e polo, ma anche teli mare e scialli.
Con la produzione Rifò non solo si riciclano i vecchi indumenti, ma si riducono notevolmente i consumi di acqua, di pesticidi e di prodotti chimici utilizzati normalmente durante la produzione tessile perché i materiali che utilizzano sono innovativi, frutto del buon senso e del risparmio energetico.