

C’è una regata che attraversa i continenti, unisce le città, sfida gli l’oceano e – soprattutto – misura la febbre del nostro pianeta blu.
È The Ocean Race, la competizione oceanica più impegnativa al mondo, ma anche un laboratorio scientifico itinerante, un acceleratore di innovazione ambientale e una piattaforma di diplomazia internazionale.

Dal 3 al 7 settembre approderà anche al Porto Antico di Genova, con l’arrivo della quarta e la partenza della penultima tappa, trasformando il Porto Antico nell’Ocean Live Park, un villaggio dedicato alla tutela dell’oceano, con laboratori, attività educative e installazioni sulla sostenibilità.
In un’epoca in cui la salute dell’oceano è a rischio, dove il cambiamento climatico, la plastica e la pesca eccessiva stanno lasciando cicatrici profonde, The Ocean Race si propone come il più audace dei progetti: correre per il mare, non solo sul mare.
Dal 1973 unisce sport, avventura e ricerca, trasformando la sfida estrema all’oceano in un’opportunità unica per comprendere lo stato di salute del pianeta. Ogni barca diventa un osservatorio galleggiante, capace di raccogliere dati scientifici fondamentali per il futuro dell’oceano.
La nuova edizione è partita il 10 agosto a Kiel, in Germania, non solo con l’avvio ufficiale della regata ma anche con The Ocean Race Summit Kiel. L’incontro ha riunito scienziati, rappresentanti istituzionali, campioni della vela e leader del settore attorno al tema “Connecting Europe for a Smart Ocean”.
A Kiel è stata inoltre lanciata la Racing for the Ocean Challenge, una nuova sfida tra i team, incentrata su azioni sostenibili e di impatto per la tutela dell’oceano.

Una regata con la scienza a bordo
Da oltre dieci anni The Ocean Race ha ampliato il proprio significato, diventando un osservatorio scientifico globale. Già durante l’edizione 2022–2023 le imbarcazioni hanno raccolto oltre 4,3 milioni di dati ambientali, con picchi di 25.000 rilevazioni al giorno: temperature, salinità, CO₂, ossigeno disciolto, microplastiche invisibili a occhio nudo ed eDNA ossigeno disciolto.
Per i ricercatori che studiano lo stato dei mari, raccogliere dati può essere complesso: alcune aree dell’oceano sono difficili da raggiungere e le spedizioni costano molto.Grazie a The Ocean Race, la raccolta è continua, anche nei punti più inaccessibili del pianeta.
Tra questi il Point Nemo – il punto più remoto dell’oceano, dove l’essere umano più vicino si trova sulla Stazione Spaziale Internazionale – sono state rinvenute microplastiche. Una scoperta simbolica: non esiste più un “altrove” libero dall’inquinamento.

Open data, open future
Tutti i dati raccolti vengono messi a disposizione della comunità scientifica, alcuni anche in tempo reale durante la regata. Università, centri di ricerca e organismi internazionali (dal National Oceanography Centre britannico all’Ifremer francese, dal Politecnico di Milano al CNRS) utilizzano le rilevazioni per comprendere gli effetti del cambiamento climatico e prevedere scenari futuri. Oltre ai dati raccolti durante la navigazione, i team rilasciano boe alla deriva che monitorano le correnti oceaniche e inviano i dati via satellite. Queste informazioni migliorano le previsioni del tempo, aiutano a prevedere eventi estremi e supportano la ricerca climatica a lungo termine mostrando come cambiano venti, correnti e clima nel tempo.
I campioni d’acqua raccolti sono utili anche per rilevare minuscole tracce di materiale genetico lasciato dalla vita marina. Questo DNA ambientale (eDNA), proveniente da microbi, cellule della pelle e scarti organici, fornisce una fotografia dettagliata della biodiversità oceanica. L’analisi dei filtri aiuta a monitorare le specie, tracciare malattie e comprendere come stanno cambiando gli ecosistemi marini.
Questi dati non restano su server o articoli accademici. Contribuiscono attivamente al Global Carbon Budget, ai rapporti dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) e al monitoraggio della biodiversità marina.

Microplastiche: il vero nemico è invisibile
Durante l’ultima edizione della The Ocean Race, ogni campione d’acqua raccolto conteneva microplastiche. Ogni singolo campione, anche nei luoghi più remoti. Le informazioni raccolte aiutano a capire dove si trovano le microplastiche e come si muovono con le correnti, contribuendo agli sforzi globali per tracciare l’origine e la diffusione dell’inquinamento da plastica e per proteggere gli ecosistemi marini.
Le concentrazioni più alte sono state rilevate vicino al Sudafrica (oltre 26.000 particelle per metro cubo) e nel Mar delle Baleari. Ma la scoperta più allarmante riguarda le dimensioni: le tecnologie impiegate da The Ocean Race hanno rilevato particelle fino a 0,03 mm, dieci volte più piccole di quanto consentito dai metodi tradizionali. E più piccola è la plastica, più è pericolosa: può penetrare nei tessuti marini, nei pesci, nei nostri piatti.
Secondo i ricercatori, il 71% delle particelle identificate erano microfibre: provengono da vestiti, lavatrici, asciugatrici, attrezzature da pesca e tessuti dismessi. Una catastrofe silenziosa, che The Ocean Race aiuta finalmente a rendere visibile.

L’Italia in regata per la scienza
In The Ocean Race Europe 2025, l’Italia sarà rappresentata da Allagrande Mapei Racing, l’imbarcazione guidata dal milanese Ambrogio Beccaria, primo italiano a vincere la Mini Transat e secondo alla Route du Rhum. La sua barca non sarà solo un bolide in fibra di carbonio capace di superare i 35 nodi di velocità: sarà anche l’unica della flotta dotata di un Microplastic Sampler.
Oltre alla sfida sportiva e scientifica, infatti, Allagrande Mapei Racing porta avanti un percorso strutturato di impegno ambientale che la Project Manager & Sustainability Manager Bianca Bertolini definisce “il braccio parallelo del progetto sportivo”.
Si tratta di un programma articolato su tre direttrici – scienza, impatto e divulgazione – che trasforma la barca in un laboratorio galleggiante e il team in un amplificatore di consapevolezza.
Il Microplastic Sampler è un dispositivo che pompa acqua attraverso la chiglia e una serie di filtri progressivi (dal più grossolano a quelli da 30, 100 e 300 micron) capaci di catturare microplastiche invisibili. I filtri vengono sostituiti quotidianamente e, al termine di ogni tappa, raccolti e inviati al Politecnico di Milano, dove il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria analizzerà uno per uno i campioni.
L’obiettivo è duplice: quantificare e classificare le microplastiche intercettate e creare una mappa della loro distribuzione lungo la rotta europea, in continuità con le rilevazioni già avviate nel 2021 e nel 2023.
La dimensione dell’impatto riguarda invece la misurazione dell’impronta ambientale del team stesso, attraverso il Life Cycle Assessment (LCA), un sistema che calcola le emissioni legate agli spostamenti, alla logistica e alla produzione di materiali. Infine, ultima non non ultima, la divulgazione, che di fatto rappresenta il cuore del progetto.

Genova capitale della sostenibilità del mare
Dal 3 al 7 settembre 2025 Genova ospiterà al Porto Antico la penultima tappa della regata, trasformando la città in un grande villaggio del mare. L’Ocean Live Park offrirà laboratori interattivi, attività educative, installazioni scientifiche e l’Ocean Dome con proiezioni immersive a 360°.
Il programma includerà workshop, visite guidate, incontri divulgativi e concerti, oltre ai momenti spettacolari legati alla regata: l’arrivo delle barche da Nizza il 3 settembre e la partenza verso la Baia di Boka il 7 settembre con Sailors Parade e Dock-Out Show.
Il legame con Genova non si esaurirà a settembre. Nei mesi successivi la città ospiterà l’Ocean Race Summit Genova e il Generation Ocean Symposium, due eventi internazionali che riuniranno scienziati, istituzioni e giovani leader della sostenibilità. Genova, già protagonista del Genova Process e della proposta di una Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Oceano, presentata nel 2023 all’Assemblea Generale ONU, conferma così il suo ruolo di capitale globale del dialogo sulla tutela del mare.
Impatto istituzionale e investimento educativo
The Ocean Race è parte del Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. I suoi Summit coinvolgono decisori politici, attivisti e comunità scientifica, creando un ponte tra sport e politiche ambientali.
The Ocean Race è anche un investimento educativo. Il programma Learning ha raggiunto oltre 255.000 studenti in 85 Paesi, con contenuti in linea con gli SDGs dell’Agenda 2030.
“Il futuro dell’oceano è anche il futuro dei nostri figli, abbiamo bisogno di ascoltarli, coinvolgerli e renderli protagonisti delle soluzioni. È da loro che può partire il cambiamento.”
Rebecca White – Senior Learning Advisor dI The ocean race
Nel corso dell’anno, inoltre, The Ocean Race organizzerà workshop sulla comunicazione scientifica per sviluppare strategie capaci di coinvolgere meglio il pubblico sul legame tra ricerca oceanica e politiche pubbliche, mettendo in luce il ruolo vitale che l’oceano ricopre per la salute del pianeta.
Un evento climate positive
L’organizzazione di un evento globale come The Ocean Race non è neutrale, ma la regata si è posta obiettivi ambiziosi: ridurre le emissioni del 45% entro il 2030 e azzerarle entro il 2040. L’edizione 2022–2023 è stata già climate positive, con un taglio del 75% delle emissioni rispetto alla precedente. Le misure includono: eliminazione della plastica monouso negli Ocean Live Park, energia rinnovabile per ogni occasione possibile, catering sostenibile, logistica a basso impatto e fornitori locali. Ogni città ospitante firma un Piano di Sostenibilità e si impegna a rispettare un Sourcing Code.
La staffetta della natura
The Ocean Race ha creato The Blue Relay, una staffetta simbolica che porta il Nature’s Baton, il ‘testimone della natura’, da una tappa all’altra e nei principali summit internazionali. Passa di mano in mano tra velisti, scienziati, leader politici e giovani attivisti, dando voce a chi non ne ha: l’oceano.
Una nuova rotta per il mare
The Ocean Race non è più soltanto una gara. È una promessa e una responsabilità condivisa. Correre sull’oceano, oggi, significa correre per l’oceano: raccogliere dati, proporre soluzioni, formare nuove generazioni e costruire insieme un futuro sostenibile per il mare e per il pianeta.