

Il Teatro Carlo Felice di Genova presenta la Stagione di Opera, Balletto e di Concerti 2025/2026: una programmazione che segna l’inizio di un nuovo percorso, caratterizzato non solo dal rinnovamento della guida istituzionale e artistica – con il nuovo sovrintendente Michele Galli e il nuovo direttore artistico Federico Pupo – ma anche da un’idea di teatro sempre più vivace, accogliente, fecondo.
La prima rotta è tracciata: si parte da Don Giovanni a ottobre 2025 e si approda alla Bohème a giugno 2026, due capolavori che aprono e chiudono una stagione fatta di scelte, ritorni d’autore e nuove tappe.
È il tempo dei Naviganti, di coloro che cercano nessi di significato lungo l’intero tragitto, non solo quando giungono alla meta. Sulla mappa si succedono i grandi titoli del repertorio e voci meno frequenti della contemporaneità.
«La nuova stagione del Teatro Carlo Felice è un vero e proprio viaggio, un navigare tra tradizione e innovazione, radici e orizzonti nuovi, in cui il teatro diventa uno spazio vivo, inclusivo e generativo, aperto a tutte le voci e a tutte le storie Il nostro Teatro si conferma come un luogo di incontro, di comunità e di crescita, dove artisti, cittadini e giovani trovano uno spazio per condividere emozioni e riflessioni. In questo senso, il cartellone è pensato come una carta nautica, con punti cardinali e rotte possibili, che invita tutti a salire a bordo e a scoprire insieme le meraviglie di un teatro che si apre al mondo. Voglio ringraziare il nuovo sovrintendente Michele Galli e il direttore artistico Federico Pupo per aver immaginato questa stagione come un racconto in più tappe, un viaggio tra epoche e linguaggi diversi, un’occasione per ascoltare, sognare e dialogare».
Silvia Salis – sindaca di Genova
Per Genova, navigare è molto più che un’immagine evocativa: è un codice genetico che la città e la sua storia portano impresso sulle pietre, nel vento, nel profilo del porto, nella mobilità dell’orizzonte.
È la sua vocazione: partire, tornare, attraversare. Il Teatro Carlo Felice – posto nel cuore della città, accanto a Piazza De Ferrari che ne è snodo e salotto – incarna da sempre questa dimensione; l’edificio stesso, nella sua architettura, si offre al paesaggio come torre-faro: visibile, severa e rassicurante al contempo. Nelle sere di spettacolo, la torre si accende, scandisce il tempo della comunità che la circonda e le indica nuovi orientamenti e nuovi approdi dell’espressività.
È da questa immagine che nasce la metafora dei Naviganti: gli artisti che oggi mettono in discussione i confini dell’interpretazione; gli spettatori che nella stagione vedono una serie di suggestivi approdi immaginari; o giovani che salgono per la prima volta su un palcoscenico o i veterani che tornano per fare musica insieme; i cittadini che abitano periodicamente questo luogo come uno spazio comune e familiari insieme a quelli che vi entrano per la prima volta.
«Con questa stagione il Teatro Carlo Felice inaugura un nuovo corso, che parte dal riconoscimento delle proprie radici per aprirsi al futuro con visione, responsabilità e condivisione. Abbiamo scelto di immaginare la programmazione come un viaggio comune: Naviganti, appunto, su rotte nuove ma tracciate sulla scia della grande tradizione musicale. In questa immagine – quella della navigazione, dell’orizzonte, della luce di un faro che guida e protegge – si riflette anche il senso più profondo del nostro teatro. Un luogo che accoglie e restituisce, che illumina e orienta. La torre che si accende nelle sere di spettacolo è molto più di un simbolo: è un punto di riferimento visibile, fisico ed emotivo, nel paesaggio urbano e nella vita culturale della città».
Michele Galli – sovrintendente
In questo spirito, la nuova stagione – otto opere, un balletto e undici concerti – non si limita a proporre spettacoli, ma intende evocare visioni tanto agli spettatori più assidui quanto agli sporadici curiosi. Ai più giovani, cui è dedicata La bohème con i solisti dell’Accademia, e ai cultori del teatro d’opera, che troveranno in Tristan und Isolde e Don Giovanni occasioni di ascolto e riflessione più rare e complesse. Agli appassionati del melodramma italiano, che vedranno alternarsi Il trovatore, Macbeth e Cavalleria rusticana, e a chi cerca nel teatro anche la sfida della contemporaneità, come accade con Il nome della rosa.
«Abbiamo pensato questa programmazione in continuità con quella che abbiamo ereditando, facendo alcuni cambiamenti. È un racconto in più tappe, una traversata tra epoche, linguaggi, emozioni. Ogni titolo ha un’identità forte, ogni produzione è frutto di un’idea chiara di teatro musicale. Anche questo è “navigare”: attraversare la complessità con strumenti nuovi, senza perdere la rotta».
Federico Pupo – direttore artistico

La programmazione si configura così come una carta nautica da esplorare, con punti cardinali e rotte possibili. Il Teatro Carlo Felice invita la sua città a salire a bordo.
Ad aprire la stagione, dal 3 al 12 ottobre 2025, sarà appunto Don Giovanni di Mozart nell’allestimento di Damiano Michieletto, con scene di Paolo Fantin, costumi di Carla Teti e luci di Fabio Barettin, che arriva dal Teatro La Fenice di Venezia. Sul podio Constantin Trinks che dirige un cast internazionale guidato da Simone Alberghini e Gurgen Baveyan nel ruolo del protagonista.
L’opera, fulcro della trilogia mozartiana con Da Ponte, si muove tra leggerezza e abisso, tra commedia e dannazione. Michieletto ne esplora la dimensione psicologica e sociale con uno sguardo contemporaneo, che accosta al cinismo del protagonista la fragilità delle relazioni e delle identità.
Segue, dal 14 al 23 novembre, Cavalleria rusticana di Mascagni, in un allestimento in coproduzione con il Maggio Musicale Fiorentino, firmato da Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi con scene di Federica Parolini. Davide Massiglia sul podio, Marta Torbidoni e Valentina Boi, Luciano Ganci e Leonardo Caimi si alternano nei personaggi di Santuzza e Turiddu mentre Gezim Myshketa e Massimo Cavalletti in quello di Alfio; Mamma Lucia sarà Manuela Custer, Nino Chikovani invece Lola.
La regia, intensa e teatrale, sottolinea la ritualità del dramma verista, dove il contrasto tra le ragioni del sentimento e la ferocia del contesto sociale diventano elemento scenico. In musica, Mascagni innesta sui moduli operistici tradizionali una scrittura orchestrale modernissima per tensione e colore, restituendo al canto un’espressività radicale.

© Corrado Lannino / Studio Camera
Il balletto torna protagonista a dicembre con Coppélia di Delibes, dal 19 al 21. La storica coreografia di Amedeo Amodio, su scene originali di Emanuele Luzzati e costumi di Luisa Spinatelli, rinnova un titolo classico con vitalità narrativa.
La partitura di Delibes, trasparente e melodica, sostiene la leggerezza ironica del racconto e accoglie nuove contaminazioni sonore, in un clima onirico e festoso che trasforma il meccanismo in danza. Sul podio Paolo Paroni, mentre in scena ci saranno le stelle e il corpo di ballo della Daniele Cipriani Entertainment.
Dal 15 al 23 gennaio 2026 va in scena Il trovatore di Verdi, capolavoro del repertorio romantico italiano. Giampaolo Bisanti dirige un cast vocale di grande rilievo in un allestimento del Carlo Felice firmato da Marina Bianchi con scene e costumi di Sofia Tasmagambetova e Pavel Dragunov.
Dramma popolare e metafisico, dominato dal fuoco, Il trovatore è costruito come un racconto epico: duelli, notti stregate, vendette, bambini rapiti; ma Verdi lo imposta come un’opera interiore, affidando alla voce e al colore orchestrale il compito di mettere in scena i drammi assoluti dell’umanità.
Febbraio è il mese di Tristan und Isolde, in scena dal 13 al 22 con un nuovo allestimento del Teatro Carlo Felice diretto da Donato Renzetti. La regia di Laurence Dale con le scene e i costumi di Gary McCann, affrontano il dramma wagneriano per eccellenza: l’amore che si fa destino, il tempo che si spezza, la notte che vince sul giorno. La musica – di inarrivabile continuità senza fine – scioglie ogni legame con la tradizione per aprirsi al flusso continuo.
Dal 13 al 18 marzo, Il campiello di Wolf-Ferrari in una produzione della Fondazione Arena di Verona con la regia di Federico Bertolani e la direzione di Francesco Ommassini per riscopre una commedia musicale raffinata, che fonde la Venezia settecentesca di Goldoni con una scrittura novecentesca vivace e coloratissima. L’arguzia del libretto si sposa a una partitura luminosa, teatrale, piena di motivi popolari che omaggia la tradizione della commedia dell’arte.

In aprile, dal 10 al 19, debutta a Genova Il nome della rosa nuova opera di Francesco Filidei, tratta dal romanzo di Umberto Eco che ha avuto la prima assoluta a Milano, con grande successo, alcune settimane fa. La commissione e l’allestimento sono frutto di una coproduzione con il Teatro alla Scala e l’Opéra di Parigi; Damiano Michieletto firma regia, con scene di Paolo Fantini, costumi di Carla Teti e drammaturgia di Mattia Palma; sul podio uno specialista della musica contemporanea come Tito Ceccherini.
Filidei per la musica e Michieletto per quanto riguarda lo spettacolo costruiscono un racconto denso, fatto di silenzi, fughe, invocazioni, in cui l’enigma e l’eresia diventano temi sonori e visivi di un’opera che si interroga il senso della verità e della conoscenza.
A maggio, dal 15 al 24, va in scena Macbeth di Verdi in un nuovo allestimento coprodotto con un gruppo di teatri che comprende anche quelli di Pisa, Reggio Emilia e Ferrara. La regia di Fabio Ceresa lavora sul tema dell’ambizione e dell’ossessione, con la direzione musicale di Sesto Quatrini e protagonisti George Gagnidze e Lidia Fridman.
La scrittura verdiana, ricca di sperimentazioni, cerca nel ritmo e nel timbro l’espressione del potere e del suo rovescio. Il coro diventa presenza collettiva, mentre la voce di Lady Macbeth – antieroina senza pace – traccia una linea nuova per la vocalità e il teatro ottocentesco.
Infine, dal 16 al 21 giugno, La bohème di Puccini conclude la stagione con una produzione che coinvolge i giovani cantanti dell’Accademia di alto perfezionamento e inserimento professionale del Carlo Felice. Sul podio Donato Renzetti, la regia è di Augusto Fornari con scene e costumi di Francesco Musante.
Ambientata in una Parigi che pulsa di sogni e di miseria, l’opera racconta la fragilità della giovinezza con la chiarezza narrativa e musicale che ha fatto di Puccini il più grande operista italiano del suo tempo. Una chiusura affidata a chi, domani, sarà chiamato a tenere viva la fiamma dell’opera.
Anche la Stagione Sinfonica 2025/2026 si collega alla suggestione dei Naviganti
Proponendo un itinerario tra pagine fondamentali del repertorio, sguardi sul Novecento e rarità contemporanee, undici appuntamenti da ottobre a giugno, con l’Orchestra e anche il Coro del Teatro Carlo Felice, insieme a direttori e solisti di rilievo.
Il Concerto inaugurale (30 ottobre), diretto da Lü Jia, ospita uno dei più apprezzati solisti italiani di oggi, il violoncellista Ettore Pagano, poco più che ventenne, è acclamato sui palcoscenici di tutto il mondo. Programma interamente di musiche francesi con Debussy, il concerto di Saint-Saëns e Franck.
Il 20 novembre è la volta di Russia & America, un programma che intreccia Čajkovskij e Borodin con il Concerto di Barber affidato ad un un’altra solista di fama internazionale come la violinista Francesca Dego e la direzione di Christopher Franklin.
Il 27 novembre, con Berio 100, la stagione festeggia l’anniversario della nascita del compositore ligure, affiancando il suo Rendering da Schubert a una prima genovese del brano di Enrico Scaccaglia, vincitore del Concorso Internazionale di Composizione “Luciano Berio” 2022, quindi si approda sul repertorio più consolidato con la Prima Sinfonia di Brahms; sul podio uno specialista della musica di oggi come Marco Angius.
Nel periodo natalizio, l’11 dicembre, una monumentale pagina sacra, Elias di Mendelssohn, affidata alla lettura di Diego Fasolis.
Il pomeriggio del 1° gennaio il Teatro Carlo Felice aprirà le sue porte per un grande augurio alla città con il Gran Concerto di Capodanno diretto da Hartmut Haenchen e un programma di pagine da opere e operette celebri.
Il 19 febbraio Donato Renzetti è impegnato in un concerto dal titolo Byron & Shakespeare, in cui si ascolteranno l’Ouverture per Manfred di Schumann e le musiche per Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn.
Il 16 aprile sarà Beethoven 199: in attesa delle grandi celebrazioni per il bicentenario del compositore di Bonn, un programma costruito attorno a Ouverture e Sinfonie giovanili sotto la bacchetta di Federico Maria Sardelli.
Il 24 aprile il pianista Alexander Gadjiev – già finalista del Concorso Chopin – affronta il celebre e virtuosistico Concerto n. 2 di Rachmaninov accanto alla Quinta Sinfonia di Šostakovič, con Samuel Lee (vincitore della Malko Competition) sul podio.
Il 21 maggio Sesto Quatrini guida Generazione 80, un concerto dedicato a due compositori italiani appunto della cosiddetta “generazione dell’Ottanta”, cioè Respighi e Casella, mentre il 28 maggio il compositore e violoncellista Giovanni Sollima firma un programma originale tra Haydn e pagine proprie.
Appuntamento conclusivo il 25 giugno con Donato Renzetti sul podio per la Sesta Sinfonia di Mahler, una delle opere più imponenti e visionarie della storia sinfonica del Novecento.
La campagna di rinnovo abbonamenti e di acquisto dei nuovi partirà il 4 luglio, mentre i biglietti per i singoli spettacoli e i concerti saranno disponibili dal 21 luglio.