Il regime di contabilità semplificata riguarda tutti i professionisti che non superano i 400mila euro di ricavi per la prestazione di servizi; il limite è innalzato a 700mila euro, invece, per tutte le altre attività. Prima di scoprire come funziona la contabilità semplificata, occorre sapere che la nuova Legge di Bilancio ha determinato una modifica del regime forfettario per effetto della quale i contribuenti che sono privi dei requisiti per far parte di tale regime sono tenuti a ricorrere alla contabilità semplificata.
Quali sono i regimi fiscali in vigore?
Allo stato attuale, sono tre i regimi fiscali in vigore: il regime forfettario 2019, il regime ordinario e il regime di contabilità semplificata. La Delega Fiscale e in seguito la Legge di Stabilità 2016 avevano introdotto e confermato l’allargamento della platea dei beneficiari del nuovo regime forfettario, insieme con la conservazione dell’aliquota al 27.72% per la gestione separata dei professionisti e l’incremento delle agevolazioni per le start up, cui è stata concessa una tassazione al 5% non più per tre anni ma per cinque. Nel tempo, invece, è stato abolito il regime contabile agevolato per gli ex minimi, così come non è più previsto il regime per le nuove iniziative di lavoro autonomo e imprenditoriali.
Per ora, con la scomparsa delregime per i lavoratori in mobilità e l’imprenditoria giovanile che rientrava nei cosiddetti nuovi minimi, il solo regime fiscale in vigore al di là di quello ordinario e della contabilità semplificata è il regime dei minimi, che è valido fino al compimento dei 35 anni o fino allo scadere del quinto anno dal suo avvio.
Cosa succede se non si rientra nel regime forfettario
Non tutti i professionisti, ovviamente, hanno le caratteristiche e i requisiti per rientrare nel regime forfettario. Essi, quindi, possono finire nella contabilità semplificata o, se compilano nella dichiarazione Iva annuale il Quadro VO, nel regime ordinario. A tal proposito, è bene sapere che i professionisti non sono costretti a scegliere la contabilità ordinaria quando superano un valore di affari di 400mila euro annui. Le imprese individuali rientrano nella contabilità semplificata nel caso in cui i ricavi siano al di sotto dei 400mila euro per le prestazioni di servizi; lo stesso dicasi per le società di persone e assimilate. Non ci sono vincoli da rispettare, invece, per i professionisti.
Come fare se si apre la partita Iva nel 2019
Per le imprese che aprono la partita Iva quest’anno è previsto l’ingresso nel regime contabile semplificato nel caso in cui sia indicato, nell’istanza relativa all’assegnazione del numero di partita Iva, un volume di affari stimato inferiore ai 400mila euro indicati in precedenza. A partire dal secondo anno, invece, è necessario considerare l’importo dei ricavi che sono stati ottenuti l’anno prima, così che si possa individuare il regime che deve essere adottato. Nel caso in cui un’impresa abbia attività differenti si tiene conto dell’attività prevalente, che corrisponde a quella che genera il ricavo più elevato. In assenza di distinzioni in merito, sono ritenuti prevalenti le altre attività, e di conseguenza la soglia da non superare è di 700mila euro, come si sottolineava all’inizio.
Gli obblighi da rispettare con la contabilità semplificata
In regime di contabilità semplificata, gli obblighi da rispettare riguardano il Libro Unico del Lavoro, il registro dei beni ammortizzabili, il registro degli incassi e dei pagamenti e i registri Iva. A proposito di questi ultimi, è previsto l’obbligo di registrare tutte le fatture di acquisto e cessioni. Non è obbligatorio, invece, il registro dei beni ammortizzabili nel caso in cui l’imprenditore sia nelle condizioni di poter mettere a disposizione dell’Agenzia delle Entrate tutti i dati che si potrebbero ricavare dalla tenuta del registro in questione.